Olio di palma: parte terza. Ho ragione io!

Scusate se insisto, ma la disinformazione sull'olio di palma continua e la battaglia è stata intrapresa anche dal ministro dell'ecologia francese Ségolène Royal secondo cui la #Nutella non va più mangiata.  Chi ha studiato Chimica degli Alimenti o ha una preparazione scientifica seria si rende conto della manipolazione dell'informazione verso i consumatori che non possono fare altro che credere ai mass media. Accade quindi che si riesce a spostare i consumi verso i prodotti che si vuole spingere sul mercato costringendo anche le industrie ad adeguarsi se vogliono restare competitive, utilizzando la parola magica salute e slogan opportuni che di fatto adescano i consumatori. 
Propongo la lettura del seguente articolo, serio,  che spero sia più convincente de Il Fatto Alimentare e siti simili. L'articolo è di Luciano Capone ed è stato pubblicato su Stradeonline.it/scienza-e-razionalita  ( preciso che sono apartitica ) : 

No, l'olio di palma non fa male alla salute 

Capone oliopalma grande
Da diverso tempo è in atto una campagna contro l'olio di palma: è troppo diffuso, si dice, è pericoloso, fa male alla salute. Aumentano sui media i servizi allarmistici e scandalistici, su vari siti e blog si diffondono le liste di prodotti contenenti olio di palma da evitare e di aziende da boicottare. In una larga parte della popolazione si è diffusa una vera e propria fobia, come dimostra il successo di una petizione on-line per lo "Stop all'invasione dell'olio di palma", diretta al Ministero della Salute e a molte grandi aziende, che ha raccolto oltre 100mila firme.
Si chiede allo Stato di bandire da mense, appalti, forniture e distributori automatici pubblici gli alimenti contenenti olio di palma e alle imprese di eliminare i fornitori che usano l'olio incriminato. Non solo, la richiesta di espulsione dal suolo patrio dell'olio straniero che ruba lavoro agli olii e ai grassi italici è finita anche in Parlamento, con due risoluzioni del M5S e del Pd. Una massa critica così ampia, anche se basa le proprie convinzioni su miti e dati falsi, non poteva certo essere ignorata da chi è alla ricerca di consenso politico. Ma prima di esprimere giudizi, e soprattutto prima di imporre limiti e divieti, sarebbe il caso di approfondire meglio la questione, per capire di cosa si sta parlando.
L'olio di palma è molto usato nell'industria alimentare e ha avuto una diffusione crescente negli ultimi anni: è presente nella crema di cioccolato più famosa al mondo, in gran parte dei prodotti da forno, biscotti, merendine, snack e anche in molti prodotti per l'infanzia, persino nel latte per neonati. Il motivo di tanto successo è da ricercarsi nelle sue caratteristiche: la consistenza (anche se viene chiamato olio è un grasso solido o semisolido), la fragranza, la neutralità del gusto. Quest'olio, poi, mantiene le sue caratteristiche a temperature elevate, ha un effetto conservante maggiore rispetto ai suoi concorrenti e inoltre ha un costo relativamente basso.
Le contestazioni principali all'uso del "palma" sono di tipo sanitario. Secondo gli oppositori, l'olio di palma è pericoloso per la salute a causa del suo alto contenuto di grassi saturi, che sarebbero responsabili di alcune gravi patologie cardiovascolari, quali l'aterosclerosi, il diabete e anche il cancro. In realtà, come sostiene qualsiasi esperto, l'olio di palma non è affatto dannoso per la salute quando, come ogni altro alimento, viene assunto all'interno di una dieta bilanciata. Ci possono essere dei problemi per la salute all'interno di una dieta ad alto contenuto di grassi saturi, ma ciò non riguarda l'olio di palma in sé, bensì tutti i cibi ad alto contenuto di grassi saturi.
Elena Fattore, responsabile Unità valutazione di rischio degli inquinanti ambientali dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha effettuato uno studio approfondito sull'olio di palma insieme ad altri ricercatori, per vedere se l'allarme sui rischi per la salute ha qualche fondamento: "Abbiamo fatto una revisione della letteratura scientifica per vedere se era vero quello che su internet sembrava un dato di fatto, ovvero che questo ingrediente è tossico – dice Elena Fattore a Strade – ed è venuto fuori che l'unico motivo per cui veniva considerato negativamente è che contiene una percentuale di grassi saturi più alta rispetto ad altri oli vegetali, quasi il 50%. Ma i grassi saturi sono contenuti in tutti gli oli vegetali, e nel burro e negli altri grassi animali sono contenuti in misura ancora maggiore. L'olio di palma ha una composizione intermedia; se il problema sono i grassi saturi, bisognerebbe eliminarli tutti".

In questo studio, la ricercatrice e i suoi colleghi hanno cercato di valutare gli effetti sul rischio di malattie cardiovascolari di una dieta con olio di palma rispetto a una con altri oli vegetali: "Da questi studi non è emerso che l'olio di palma desse un profilo negativo rispetto ad altri oli, è emerso che alcuni parametri miglioravano e altri peggioravano, aveva un comportamento intermedio – dice la ricercatrice – Dalle nostre ricerche e dalla valutazione della letteratura sull'argomento non ci sono evidenze scientifiche per sostenere che l'olio di palma sia dannoso. Evidentemente ci sono altre motivazioni, che non sono scientifiche".
Insomma, non è molto utile dire che l'olio di palma faccia male se usato a grandi dosi, perché, come si sa, è la dose che fa il veleno: anche l'acqua, assunta oltre una certa misura, è dannosa. E non serve a molto bandire l'olio di palma senza considerare le alternative e i possibili sostituti. Tra i grassi concreti, cioè solidi, usati per molti prodotti alimentari un sostituto può essere il burro, che però ha una quantità di grassi saturi più elevata del palma e quindi per gli oppositori del palma è da considerarsi più dannoso. Il problema è che sono proprio i grassi saturi che danno concretezza e solidità, quindi non ci possono essere grassi solidi senza grassi saturi. Prima della diffusione del palma le industrie alimentari usavano margarine, che erano il risultato di un processo chimico chiamato idrogenazione che induriva gli oli vegetali poveri di grassi saturi.
Il problema di queste margarine era che avevano un'elevata percentuale di acidi grassi idrogenati che si formavano in seguito a questo processo e questi acidi grassi sono molto più dannosi rispetto all'olio di palma in quanto aumentano i rischi di patologie cardiovascolari. Effettivamente, anche nello studio che confronta l'olio di palma con altri oli questi acidi grassi idrogenati hanno mostrato un profilo di rischio cardiovascolare peggiorativo. "L'olio di palma – dice la ricercatrice dell'Istituto Mario Negri - ha permesso di sostituire gli acidi grassi prodotti da una reazione chimica con un prodotto naturale, l'olio di palma, appunto, contenente acido palmitico (grasso saturo), che è uno dei principali acidi grassi presente negli esseri viventi e il principale acido grasso presente nel latte materno, quindi una sostanza che è veramente difficile definire tossica".
Ma in questa crociata contro l'olio di palma, più che le considerazioni scientifiche, che sono roba noiosa e complicata, conta la manipolazione mediatica. Proprio Il Fatto Alimentare, il sito che ha promosso la petizione e la campagna contro l'olio di palma, ha pubblicato un articolo in cui i risultati dello studio condotto da Elena Fattore vengono ribaltati e in cui si dice che l'olio di palma fa male alla salute perché aumenta la concentrazione di grassi nel sangue e i danni cardiovascolari. Una manipolazione a cui la stessa Fattore ha risposto con una dura lettera: "Vorrei fare notare che la descrizione da voi pubblicata non riflette assolutamente il contenuto e i risultati riportati nello studio originale – ha scritto la ricercatrice al Fatto alimentare - I risultati dello studio, al contrario, indicano che quando l'olio di palma viene sostituito agli altri principali grassi o oli presenti nella dieta non vi sono delle evidenze scientifiche solide di un suo ruolo negativo per quanto riguarda il rischio di malattie cardiovascolari. Vorrei anche segnalarle che a giugno 2014 ero stata contattata da una sua collaboratrice, alla quale, oltre che avere inviato le pubblicazioni dei miei studi sull'olio di palma, avevo dato piena disponibilità per rispondere ad eventuali domande e spiegare gli studi effettuati. Sono rimasta quindi sorpresa di non essere stata più contattata per rispondere ad alcuna domanda e poi vedere il nostro studio interpretato in maniera non corretta".
Non c'è alcuna dimostrazione scientifica che l'olio di palma faccia male alla salute, né che le alternative esistenti siano meno dannose, anzi, tutto fa sembrare che sia più vero il contrario. Ma qual è l'impatto sull'economia? L'olio di palma viene importato dai paesi tropicali, i più grandi paesi produttori sono Indonesia e Malesia, l'aumento della produzione da 168.000 tonnellate nel 1967 ai 16,2 milioni di tonnellate nel 2006 ha dato un notevole contributo allo sviluppo economico di questi paesi e all'uscita dalla povertà assoluta di centinaia di migliaia di persone. Se quindi è indubbio l'effetto positivo sulle economie emergenti dei paesi produttori, c'è da chiedersi che ruolo abbia nei paesi importatori.
In Europa e In Italia l'uso di olio di palma sta aumentando costantemente, proprio per le sue caratteristiche specifiche e per il costo più basso rispetto alle alternative. L'Italia è il terzo importatore in Europa di olio di palma, con circa 1 milione di tonnellate nel 2012 - una cifra destinata ad aumentare nei prossimi anni, per il crescente utilizzo nell'industria alimentare, ma anche nella cosmetica e nell'industria energetica come biodiesel. Complessivamente esso fornisce un contributo al Pil di circa 1 miliardo di euro e 500 milioni di entrate fiscali, con un impatto occupazionale di migliaia di posti di lavoro. A livello europeo ovviamente i numeri sono più grandi. Posto che non provoca danni alla salute, se questa materia prima viene così largamente adoperata e importata è perché è conveniente e permette di produrre di più e a costi inferiori.
Il risultato di campagne scandalistiche e proibizioniste sull'olio di palma non può che essere un danno per l'economia: costi più alti per le imprese, prezzi più alti per i consumatori, meno occupazione per i lavoratori. E senza alcun beneficio per la salute.
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