Epatite A ed i frutti di bosco: un’epidemia sconosciuta.




C_17_opuscoliPoster_207_fotoLa sicurezza alimentare è un tema molto caro al consumatore che oggi è informato grazie al web, se poi si tratta di epatite A è ancora più attento. Recentemente in Italia c’è stata un’epidemia di questa malattia diffusa dai frutti di bosco congelati importati, ma stranamente questa notizia non è girata molto sul web cosicché i consumatori hanno tranquillamente consumato frutti di bosco congelati, rischiando un pericoloso incontro ravvicinato con l’HAV, l’agente eziologico che ha una speciale simpatia per gli epatociti, ossia le cellule del fegato. L’epatite virale di tipo A è trasmessa dall’HAV, un enterovirus della famiglia Picornaviridae a RNA. La fonte è l’uomo infetto, che elimina le particelle virali per via oro-fecale e queste in qualche modo, aiutate da mani sporche, da depuratori mal funzionanti o da coltivatori “risparmiatori” che concimano gli orti con i liquami, contaminano cibi come frutti di mare o vegetali.L’HAV è un virus termolabile e sensibile ai disinfettanti, è trasmesso soprattutto in modo indiretto tramite acqua e cibo contaminato consumato crudo, poco per via diretta parenterale tra tossicodipendenti, raramente per via materno-fetale o trasfusionale perché ha una breve fase viremica. La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, spesso è asintomatica ed anitterica e dopo la guarigione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.
La diffusione dell’epatite A è ubiquitaria, presente specialmente nelle zone a scarsa igiene o dove si consuma pesce crudo, qui l’infezione è allo stato endemico. Ci possono essere epidemie ed una si è verificata nel 2013-2014, ma da qualche mese siamo, stando ai dati dell’EFSA e del Ministero della Salute, usciti dalla fase critica.
Ma cosa è successo esattamente?
Nel gennaio 2013 si è registrato in Italia un’impennata del numero di casi di epatite A rispetto agli anni precedenti attraverso le notifiche di malattia infettiva, il sistema di sorveglianza SEIEVA (Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta) e i dati epidemiologici che hanno associato i frutti di bosco surgelati al fattore causale. Altri stati sono stati colpiti dall’epidemia definita per questo “multistato”, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Regno Unito.
Sono stati segnalati quasi duemila eventi di epatite, non sono stati registrati decessi, il picco epidemico si è collocato tra aprile e maggio 2013.
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Il Ministero della Salute ha rafforzato la sorveglianza sulle matrici alimentari sul territorio, ha fornito ulteriori raccomandazioni agli operatori del settore alimentare sulla produzione e l’utilizzo dei frutti di bosco congelati. Inoltre ha divulgato la metodica analitica da utilizzare per l’autocontrollo aziendale HACCP e presso l’Istituto Superiore di Sanità è stata accreditata la metodica ISO/TS 15216-2.
In altri termini tutti i laboratori di analisi per la certificazione della qualità alimentare secondo il sistema HACCP si sono rimboccati le maniche ed hanno affinato le loro tecniche di controllo molecolare per scovare l’HAV negli alimenti.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), in collaborazione con il Centro per il controllo delle malattie europeo (ECDC) e con gli stati membri coinvolti (Italia, Irlanda, Olanda, Polonia, Norvegia, Francia e Svezia e specialisti di tracciabilità dall’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio), ha condotto un esercizio di tracciabilità per identificare l’origine dei frutti di bosco contaminati dal virus dell’Epatite A responsabili dell’epidemia. La sequenza virale coinvolta nel focolaio epidemico è risultata essere il genotipo IA con sequenza KF182323.
L’analisi della tracciabilità delle materie prime utilizzate per i lotti di frutti di bosco contaminati hanno evidenziato l’estrema complessità della catena distributiva. Queste, infatti, hanno avuto per oggetto complessivamente 6227 transazioni tra 1.974 fornitori in 25 Paesi EU ed extra EU.
Sembra quindi esclusa l’ipotesi di una contaminazione per un singolo ingrediente contaminato all’origine (contaminazione primaria) o durante la fase di lavorazione (contaminazione puntiforme). La tracciabilità è iniziata con 38 lotti provenienti dall’Italia, Irlanda e Paesi Bassi, ulteriori 5 lotti sono stati aggiunti dalla Francia, Norvegia e Svezia nella primavera 2014. I dati di tracciamento sono stati scambiati tramite il Sistema Europeo di Allarme Rapido per gli alimenti ed i mangimi (RASFF).
L’insieme dei dati finali ha isolato come possibili fonti, con un livello simile di evidenza:
• ribes rossi prodotti in determinate regioni e annate in Polonia
• more prodotte in Bulgaria (anno e zone di produzione sconosciute).
La Polonia è il maggior produttore di ribes in Europa, e la Bulgaria è uno dei principali esportatori di more congelati ed i loro frutti erano la maggior parte degli ingredienti comuni nei lotti tracciati. La contaminazione dell’HAV nei lotti dei cinque paesi potrebbe essere collegata a sette processi di congelamento polacchi e / o cinque fornitori di bacche congelati in Bulgaria. Questo significa che la contaminazione da HAV, nonostante siano stati ritirati tutti i lotti contaminati, potrebbe essere ancora in atto in qualche processo di congelamento o produzione primaria di frutti di bosco e quindi il rispetto della buona prassi igienica, Good Manufacturing è sempre raccomandato.
Come prevenire l’infezione
L’adozione di buone prassi agricole, buone prassi di produzione e buone prassi igieniche gioca un ruolo chiave per l’ottenimento di prodotti sicuri. Per il controllo della salute pubblica è raccomandata una maggiore sorveglianza, la vaccinazione ed ulteriori ricerche.
Al consumatore il Ministero della Salute raccomanda:

  • utilizzare i frutti di bosco surgelati solo dopo averli portati a 100° (temperatura di ebollizione) per almeno 2 minuti, ad esempio salse o marmellate;
  • non impiegare i frutti di bosco crudi per guarnire i piatti (ad esempio la superficie di una crostata, semifreddi, ecc.)
  • lavare accuratamente i contenitori e gli utensili usati per maneggiare i frutti di bosco scongelati.
  • Sono sicuri gli yogurt, i succhi di frutta e tutti gli alimenti che richiedono la pastorizzazione per la produzione.
Il Ministero ha diffuso una locandina con le istruzioni per prevenire l’infezione, non molto vista in verità sul web perché presente soprattutto nei siti specifici, e tanto meno nei supermercati, invece per la pubblica profilassi andrebbe potenziata la comunicazione del rischio.
Bisogna considerare comunque che il sistema di rintracciabilità è complicato dall’enorme diversificazione dei sistemi di coltivazione, raccolta e produzione, dalle possibili contaminazioni crociate nei centri di surgelamento, i turnover di personale di origini epidemiologiche diversificate e non sempre adeguatamente controllato sotto il profilo sanitario, l’eterogeneità delle matrici e l’eterogeneità dell’inquinamento anche nell’ambito di un singolo lotto che rende difficilissima l’identificazione analitica della positività. Spesso non si sa la provenienza esatta del prodotto “fresco”.
Resta comunque inspiegabile l’assenza di risonanza per questa epidemia che pare sia stata la peggiore negli ultimi trenta anni e la meno conosciuta.
Il monitoraggio dei fattori di rischio per l’epatite A, inclusa la possibilità di entrare in contatto con il virus attraverso frutti di bosco surgelati, continuerà anche nel 2015.

Fonti:

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