Perdere peso con la paleodieta di Neanderthal Man


L’uomo di Neanderthal è vissuto contemporaneamente, nell’ultimo periodo della sua esistenza, all’Homo Sapiens ma si è misteriosamente estinto. Gli studiosi hanno considerato l’alto consumo di carne una delle possibili cause della sua estinzione, ma in questi giorni, alcuni ricercatori hanno pubblicato su PLoS One una ricostruzione alimentare della dieta dell’uomo di Neanderthal che lo rendono onnivoro, pur essendo sinora considerato prevalentemente carnivoro. Le analisi sono state condotte per la prima volta con biomarcatori su materiale organico fecale e non su prove indirette come utensili o scarti alimentari. La cromatografia-spettrometria di massa di almeno due dei cinque campioni analizzati nel sito di El Salt (Spagna) risalente al Paleolitico Medio di circa 50.000 anni fa, dimostra che i Neanderthaliani, come gli esseri umani moderni, avevano un alto tasso di conversione del colesterolo in coprostanolo, sterolo saturo formato dai batteri intestinali che suggerisce il consumo prevalente di carne ma anche di verdure, come indicato dalla presenza di 5 beta-stigmastanolo e 5 beta-epistigmastanolo, prodotti dalla digestione di vegetali. I campioni di El Salt ( i più antichi sinora analizzati) contenevano anche i resti di uova di parassiti che provocano infestazioni nell’uomo e presenza di bacche, noci e tuberi, ma i ricercatori hanno ammesso di non poter dire nulla su che tipo di piante sono state effettivamente mangiate.

Questa scoperta suscita interesse per due motivi, uno perché viene confermato che il sistema digestivo dei neanderthaliani era simile a quello dell’uomo moderno, l’altro perchè la paleodieta che ricalca l’alimentazione degli ominidi è attualmente seguita per perdere peso o per un fine olistico-salutistico.
La paleodieta è basata su alcune regole fondamentali riprese dal prof. Loren Cordain, docente del Dipartimento di Salute e Scienze Motorie presso la Colorado State University, ritenuto da molti l’ideatore di questa dieta. Si tratta di un programma alimentare, piuttosto che di una dieta, in quanto non si basa sul calcolo delle calorie ma su scelte ed esclusioni alimentari e va seguita per tutta la vita. Il principio fondamentale che la disciplina è la nutrizione simile a quella che l’uomo seguiva prima dell’avvento dell’agricoltura (risalente a 10.000 anni fa) e quindi assumere il cibo naturale e non tecnologico, ossia: cibi non trattati, carni magre, pesce e frutti di mare senza limitazioni, frutta e vegetali in abbondanza, niente cereali, latte e legumi.
Sono esclusi quindi i carboidrati amidacei ( ammessi solo quelli provenienti da frutta e verdura), alcool e caffeina, succhi di frutta, pane , dolci, latticini e formaggi. Sono ammesse generose porzioni di proteine animali, meglio se di animali selvatici o allo stato brado (carne grass-fed, ricca di omega 3 ma in Italia poco distribuita), pesce, olio EVO e grassi (anche saturi come quelli contenuti nell’olio di cocco) con un rapporto omega-6/omega-3 pari a 4:1, frutta, semi, noci (le migliori sono le macadamia) e verdura.
Ecco un esempio di un pasto tipo paleolitico:
  • 2/3 di piatto di verdure,
  • 2 pugni di proteine (per esempio due uova) ,
  • una piccola quantità di grasso sano (per esempio fette di avocado),
  • una porzione di frutta.
Il motto è: tutto ciò che è naturale è buono, niente cibo spazzatura.
Le percentuali dei nutrienti sono flessibili: proteine 20-55 %, lipidi 28-45%, carboidrati 20-40%.
Essenzialmente si tratta di una dieta iperproteica, iperlipidica, a basso indice glicemico, insomma una dieta chetogenica che secondo alcuni, dato che attraverso il controllo della glicemia avviene il controllo ormonale dell’insulina, glucagone e cortisolo, previene le malattie metaboliche insorte nell’uomo in coincidenza con l’avvento dell’agricoltura ed il conseguente consumo di cereali e zuccheri raffinati. Secondo altri, la beta-ossidazione e la chetogenesi derivante dal consumo dei grassi provoca stress ossidativo e risulta a lungo andare dannosa per l’organismo.
La paleodieta nella scelta dei nutrienti e nel controllo ormonale derivante è simile alla dieta zona tanto è vero che nel rapporto di nutrienti carboidrati 40%, proteine 30%, lipidi 30%, si parla di dieta paleozona. La dieta cavernicola utilizza una piramide alimentare che si discosta notevolmente da quella della dieta mediterranea, ha dei punti di forza nel basso indice glicemico, assenza di sostanze tossiche, rapidità nel perdere peso e prevenzione di patologie cardiovascolari, metaboliche e allergiche. I punti deboli sono la non facile applicazione e la non-scientificità dei principi non allineati alle regole nutrizionistiche che rendono questa dieta fortemente criticabile se la si analizza sotto il profilo standard di dieta bilanciata secondo i LARN.
Non dimentichiamo però che la paleodieta è un programma alimentare, è una corrente di pensiero che si rifà alla genetica e le cui parole chiave sono: niente cereali, niente latte e niente legumi. E’ un modus vivendi, uno stare bene con se stessi, una moda di una nicchia evolutiva, una filosofia ecocompatibile che consuma cibo naturale possibilmente a chilometro zero, secondo il decorrere delle stagioni, è la dieta del passato, di quando l’uomo mangiava quando aveva fame e aveva cibo altrimenti aspettava e non esagerava mai, ma forse, partendo da queste considerazioni, è la dieta del futuro!
Bibliografia:
  • The Neanderthal Meal: A New Perspective Using Faecal Biomarkers – Ainara Sistiaga,Carolina Mallol,Bertila Galván,Roger Everett Summons Published: June 25, 2014 DOI:10.1371/journal.pone.0101045
  • http://www.paleodieta.it

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