La Brucellosi

La brucellosi è una malattia infettiva provocata dalle brucelle, una famiglia di batteri. Colpisce principalmente gli animali, causando mastite bovina e aborto, sempre nei bovini. Può colpire accidentalmente l'uomo, causando una forma morbosa che può assumere caratteristiche cliniche variabili, simulando il quadro di molte altre malattie febbrili. La brucellosi ha molti sinonimi, derivati dalle regioni geografiche in cui la malattia è più diffusa (febbre maltese, febbre mediterranea, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra), o dal carattere discontinuo della febbre (febbre ondulante, tifo intermittente).

AGENTE EZIOLOGICO
Il genere di batteri all'origine della brucellosi deriva dal nome del medico australiano che lo isolò nel 1887, Sir David Bruce; Bruce chiamò Micrococcus melitensis il batterio isolato dalla milza di soldati inglesi deceduti di brucellosi; in seguito tale batterio venne denominato Brucella melitensis.
Le sette specie di brucelle sono le seguenti:
• Brucella melitensis
• Brucella abortus
• Brucella suis
• Brucella canis
• Brucella ovis
• Brucella neotomae
• Brucella maris.
Le prime quattro specie di brucelle dell'elenco sopra riportato sono le brucelle che risultano patogene anche per la razza umana. La brucellosi da Brucella melitensis, un batterio di cui esistono 3 biotipi, colpisce in prevalenza i caprini e gli ovini nei quali può provocare aborto, artrite, borsite e orchite. La brucellosi da B. melitensis è molto diffusa in diverse parti del globo; nel nostro Paese, e in tutto il bacino del Mediterraneo, è l'agente eziologico più frequente di brucellosi umana.

EPIDEMIOLOGIA
La malattia è cosmopolita ma ha una maggiore prevalenza nel bacino del Mediterraneo, nella penisola araba, nel subcontinente indiano e in America Centrale. La brucellosi è una zoonosi: tutte le infezioni nell'uomo sono conseguenti al diretto contatto con animali infetti, con loro secrezioni attraverso soluzioni di continuità di pelle o attraverso le mucose, o all'ingestione di latte e latticini contaminati, non pastorizzati.
Sono disponibili i dati epidemiologici sui casi di brucellosi in Italia dal 1996 al 2006: ogni anno vengono aggiornati in base ai casi notificati.

L’andamento mostra una tendenza generale alla diminuzione grazie all’applicazione dei piani nazionali di eradicazione, di specifici piani regionali di sorveglianza e linee guida. A partire dal 1996, il trend vede infatti un calo significativo e continuo del numero dei casi di malattia, fino al minimo rappresentato dai 456 casi identificati nel 2006.



Andamento del numero dei casi di brucellosi in Italia dal 1996 al 2006
(fonte: ministero della Salute)

Anno M F n.i. Totale
1996 1164 727 5 1896
1997 1025 651 5 1681
1998 904 556 1 1461
1999 818 506 0 1324
2000 645 421 1 1067
2001 548 375 0 923
2002 479 334 0 813
2003 382 249 0 631
2004 293 170 0 463
2005 401 280 0 681
2006 273 182 1 456
2007 45 30 1 76

SINTOMATOLOGIA
La gravità della malattia dipende dalle condizioni immunitarie e nutrizionali del paziente, dalla carica infettante e dalla via di acquisizione dell'infezione. La brucellosi ha un periodo d’incubazione che varia tra le 12 e le 72 ore, i segni e i sintomi della malattia sono poco specifici: febbre, sudorazione, malessere, anoressia, cefalea, artro-mialgie. La malattia si manifesta improvvisamente dopo 2-4 settimane dall'infezione. La febbre è il segno principale della malattia: all'inizio è irregolare, remittente o intermittente (con sbalzi giornalieri, fino a 38-39 °C), e dopo qualche tempo, nei casi non trattati, diventa tipicamente "ondulante", salendo e scendendo durante la settimana. Un altro segno specifico della malattia, ma poco affidabile per la diagnosi, è la tipica sudorazione, con odore di paglia bagnata o di stalla e una sensazione di cattivo sapore in bocca. Il malessere del paziente è spesso sproporzionatamente maggiore dei segni clinici obbiettivi. A volte si possono avere modeste linfo-adenomegalie, epatomegalia e splenomegalia. I tentativi fatti da vari autori di distinguere forme acute, sub acute e croniche della brucellosi sono puramente arbitrari. La brucellosi è una malattia sistemica e può interessare qualunque organo e tessuto. Quando il coinvolgimento di un organo prevale sugli altri si parla di malattia focale. Dopo adeguata terapia possono aversi ricadute cliniche, che di solito si verificano 3-6 mesi dopo la sospensione del trattamento. Le forme che si cronicizzano sono mantenute dalla persistenza di focolai di infezione in linfonodi, nel midollo osseo, nella milza o nel fegato.

COMPLICANZE
La brucellosi non è indenne da complicazioni che in alcuni casi possono essere anche molto serie; tali complicazioni possono coinvolgere diversi organi e tessuti; possono verificarsi colite, ileite, epatopatia, pancreatite, colecistite, spondilite, sacro-ileite, meningite, encefalite, mielite, versamento pleurico, linfoadenopatia ilare, pielonefrite, nefrite interstiziale, glomerulonefrite, epididimite, orchite, aborto, anemia, leucopenia.

ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO
Esistono diverse metodiche per indagare la presenza di brucellosi: sierodiagnosi di Wright, con la quale è possibile ricercare gli anticorpi antibrucella presenti nel siero dei pazienti affetti da brucellosi (una tecnica che sta cadendo in disuso), i test immunoenzimatici (gravati da un alto tasso di falsi positivi), i test di microagglutinazione per la ricerca degli anticorpi totali agglutinati.
La certezza della diagnosi viene ottenuta isolando le brucelle dalla coltura di un campione ematico, dalla coltura di midollo osseo o di altri tessuti, ma non è sempre possibile riuscire a isolare il batterio responsabile della brucellosi.

TERAPIA
La terapia della brucellosi è molto efficace. Il paziente deve essere rassicurato, perché, anche se esistono forme croniche, debilitanti, della malattia, che naturalmente insorgono solo se la brucellosi non viene trattata, nella maggior parte dei casi la malattia tende a guarire da sola, anche senza bisogno di cure specifiche; la terapia serve solo ad abbreviarne il decorso e a impedire la comparsa di complicazioni. Durante la fase febbrile della malattia è essenziale il riposo a letto. Trattandosi di una infezione più o meno diffusa, la brucellosi va combattuta con una serie di antibiotici specifici (viene usata soprattutto la streptomicina) e, qualora si rendesse necessario, con il cortisone.

PREVENZIONE
É essenziale, che il malato venga isolato per evitare il contagio, che la biancheria sia disinfettata e, nel caso di contaminazione animale, che vengano abbattuti i capi colpiti da malattia. Durante il decorso della brucellosi è importante una particolare cautela nell’alimentazione per non aggravare ulteriormente la situazione. Per quanto riguarda l’aspetto profilattico, l’uso dei vaccini per gli uomini è poco praticato, mentre la vaccinazione degli animali è riuscita a ridurre moltissimo l’insorgenza della malattia e di conseguenza il contagio. La malattia viene di solito trasmessa attraverso l’ingestione di latte infetto: è quindi essenziale, per prevenirla, consumare solo latte pastorizzato o bollito. In nessun caso devono essere consumate le carni di vitelli, agnelli o maialini nati prematuramente, quindi probabilmente contagiati dalla brucella. La prevenzione più efficace consiste però nel vaccinare gli animali soggetti alla malattia: solo questa misura profilattica potrà sconfiggere completamente anche la brucellosi umana.

In conclusione, la brucellosi è una malattia che con le varie buone pratiche igieniche si può evitare in ambito umano e animale.

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