Smart drug


Nel corso degli ultimi anni si è assistito in Italia al progressivo incremento degli “smart-shop”, negozi presenti in diverse nazioni europee specializzati nella vendita di particolari prodotti erboristici diversi per origine o formulazione, chiamati “smart-drugs”.
Con il termine “smart-drugs” (“droghe furbe” non perseguibili dalla legge), si intendono tutti quei composti sia di origine naturale che sintetica che contengono vitamine, le più diffuse sono: l'efedrina, la caffeina, la taurina e le sostanze allucinogene.
I maggiori consumatori di questi prodotti sono i giovani, che cercano con queste ultime di aumentare le proprie potenzialità cerebrali o fisiche o semplicemente per avere “visioni sensoriali ed allucinogene” e vengono proposte in forma di bevande energetiche o pastiglie stimolanti che assicurano questi effetti eccitanti pur rimanendo nella legalità.

Gli smart-shop vendono anche prodotti destinati alla coltivazione di piante e propongono lo “sballo” con prodotti “naturali”, erboristici, dunque “innocui” rispetto alle droghe più comunemente usate per “tirarsi su”.
Dire che una droga è buona solo perchè è “bio” è un ingannevole forma di marketing, spesso le varie erbe vengono vendute come profumatori ambientali o come semi da collezione, ma i consumatori sanno bene che queste erbe si fumano o si masticano.
Poi ci sono i cocktail, mix di diverse sostanze ideati dai gestori degli smart-shop, che contengono ingredienti che possono indurre forti influssi sullo stato psicofisico del consumatore.
In alternativa agli smart-shop, si sono sviluppati su Internet siti dove i clienti possono scambiarsi notizie su come coltivare o consumare queste sostanze, su dove reperirli, o addirittura acquistarle nel pieno rispetto della privacy.
Il fatturato di queste droghe ammonta ormai, al miliardo di dollari l'anno. Il problema è che spesso ci si trova difronte a sostanze delle quali non si conoscono neanche i principi attivi, infatti, le più importanti fonti della natura di queste sostanze risalgono agli anni '60.
Bisognerebbe rendere consapevoli i consumatori che non esiste il concetto di prodotto sicuro perchè naturale e distoglierli dall'usare gli stessi principi attivi di medicine tradizionali basate sull'osservazione e sull'esperienza, per scopi superflui.
Nel caso specifico delle smart-drugs è possibile affermare che, se da una parte esiste una leggeche proibisce la detenzione e lo spaccio di determinate sostanze poiché considerate stupefacenti, dall'altra ci si trova difronte alla possibilità di acquistare e detenere prodotti vegetali contenenti gli stessi principi attivi visto che quelle piante non sono al momento incluse nella lista delle sostanze stupefacenti o psicotrope.
MODELLI DI CLASSIFICAZIONE DEI PRODOTTI “SMART”
Una classificazione dei prodotti “smart” oggi in circolazione è difficoltosa: alcuni autori la suddividono per modalità di consumo, altri per classi chimico-fisiche, o per scopi d'uso.


CLASSIFICAZIONE DEI PRODOTTI “SMAR” PER MODALITA’ DI CONSUMO
Possiamo classificarli in tre categorie:
• Pronti all'uso;
• Non pronti all'uso;
• non ad uso sistemico.
Alcuni di questi prodotti vengono consumati con l'ausilio di strumenti quali pipe ad acqua, vaporizzatori, etc... .
CLASSIFICAZIONE DEI PRODOTTI “SMART” PER CLASSI CHIMICO-FISICHE
La maggior partedelle smart drugs sono vegetali e sono sostanze stimolanti. Possono genericamente essere suddivise in:
Prodotti caffeinici;
Prodotti efedrinici;
Afrodisiaci (Damiana etc...);
Eco-drugs (semini hawaiani o messicani, khanna, assenzio).

Passiamo ora ad elencare ed analizzare le varie piante dalle quali provengono le “bio droghe”:

Nome: Amanita muscaria
Famiglia: Amanitaceae
Genere: Amanita
Specie: Amanita muscaria L. (Hooker)
Sinonimi: Agaricus pseudoaurianticus Buillard; Ovolo malefico; Segnabrise
Provenienza: Ubiquitario: cresce in autunno nei boschi di conifere e di latifoglie
Principio attivo: muscimolo, acido ibotenico, muscazone (18% di alcaloidi totali, 2,5% di acido ibotenico). Muscarina in minima quantità
L’Amanita muscaria è una specie velenosa di fungo. Il suo nome deriva dalla muscarina, che in realtà è contenuta nel fungo solo in minima quantità. I pricipi biologicamente attivi contenuti in quantità totale circa del 20% nella Amanita muscaria sono derivati dell’isoxazolo: l’acido ibotenico, il muscimolo ed il muscazone. Queste molecole sono in grado di indurre uno stato di intossicazione simile a quello prodotto dall’alcool etilico con fenomeni di eccitazione, sedazione, allucinazioni e movimenti spasmodici, di produrre nausea e vomito, fenomeni
frequentemente osservati dopo l’ingestione di Amanita muscaria.

USO STORICO
Risulta che alcune popolazioni artiche e della Siberia Occidentale abbiano fatto uso di Amanita muscaria sia in ambito religioso che per migliorare le prestazioni psicofisiche
degli individui. Sembra che i guerrieri vichinghi consumassero il fungo prima delle battaglie per ottenere uno stato di “frenesia”. L’Amanita muscaria è stata utilizzata in ambito magico-religioso per avere contatti con il regno dei morti, per comunicare con gli spiriti, per curare malattie, per interpretare i sogni, vedere nel passato, prevedere il futuro, visitare nuovi mondi. Il fungo è stato anche utilizzato in particolari situazioni di vita sociale e di gruppo all’interno delle diverse comunità per la sensazione di felicità, allegria, prontezza di spirito, stato euforico, le piacevoli allucinazioni visive e uditive che derivano dall’assunzione del fungo. L’Amanita muscaria viene consumata cruda, cotta, essiccata o sottoforma di estratto o decotto.

USO ATTUALE
Alcune popolazioni artiche continuano ad utilizzare ancora oggi il fungo nei loro cerimoniali. Il fungo secco viene venduto attraverso siti web e smart shops, che promettono effetti di allucinazioni visuali ed auditive.

LEGISLAZIONE
In molti paesi europei l’Amanita muscaria può essere legalmente comprata, venduta e posseduta. Negli Stati Uniti, l’utilizzo della Amanita muscaria non è legale se riferito all’uomo, mentre la legge permette il possesso e la coltivazione per scopi rigorosamente estetici, paesaggistici e decorativi.

FARMACO-TOSSICOLOGICHE
L’Amanita muscaria viene utilizzata a scopo voluttuario per le sue proprietà allucinogene. Il fungo viene solitamente mangiato fresco Entro 30 minuti - 1 ora dall’ingestione della droga si manifesta uno stato di eccitazione simile all'alcool, cui seguono sonnolenza, contrazioni muscolari, bradicardia, delirio e perdita di coscienza. Circa un terzo del muscimolo viene escreto immodificato dalle urine.

TOSSICITÀ
Nell'uomo si ritiene che la dose tossica di muscimolo corrisponda a 6 mg, mentre quella di acido iboteico a 30-60mg.

EFFETTI AVVERSI
L’Amanita muscaria, può indurre un avvelenamento definito “sindrome micoatropinica” caratterizzata da sintomi che comprendono vertigini, difficoltànel mantenere l’equilibrio e nel coordinare i movimenti e sonnolenza, seguiti da una fase di eccitamento psicomotorio accompagnato da euforia, ansia e allucinazioni. Si ha inoltre secchezza cutanea e delle mucose, tachicardia, riduzione della motilità intestinale, ipertermia, arrossamento del volto, nausea, vomito e diarrea. La morte può avvenire in seguito all'ingestione di oltre 10 funghi. Nei bambini complesse manifestazioni di tipo neurologico possono perdurare fino a 12 ore dopo l'ingestione del fungo.


Nome: Areca catechu Linn
Famiglia: Arecaceae (Palmae)
Genere: Areca L.
Specie: Areca catechu Linn
Sinonimi: noce di betel, areca, betel palm, pinang, bing lang, areca-nut, betel nut
Provenienza: Originaria di Ceylon (Sri Lanka), Malesia, viene tuttavia coltivata in tutto il Sud-est asiatico, in India ed in alcune regioni dell’Africa centro-orientale
Principio attivo: arecolina, arecaidina, guvacina e guvacolina
L’arecolina è l’alcaloide principale dell’Areca catechu. La noce di Areca catechu viene triturara in piccoli pezzi ed insieme al lime (idrossido di calcio) e alle foglie del Piper betle (pepe betel) costituisce un piccolo bolo (betel quid) che viene masticato o tenuto nella bocca per il lento rilascio delle sostanze in esso contenute. Inoltre, la noce triturata si può mescolare con il tabacco ed è possibile confezionare delle sigarette, chiuse in una foglia di pepe betel che vengono fumate e chiamate comunemente betel nut.

USO STORICO
L'origine della noce di Areca è da ricercare nel Sud-est asiatico, probabilmente in Malesia,
dove il nome della provincia di Penang sta a significare proprio areca-nut. A tale pianta venivano riferiti una serie di effetti: antielmintico, stimolante dell’appetito, rinfrescante dell’alito, diuretico, lassativo, tonico nervino che trovavano applicazione nella medicina ayurvetica.

USO ATTUALE
L’areca-nut è comunemente consumata dalle popolazioni asiatiche e dalle comunità asiatiche emigrate in Europa e nel Nord America. Il consumo sembrerebbe legato anche all’aspetto religioso, le comunità indiane sono le maggiori consumatrici, mentre le comunità Sikh ne consumano meno. E' poco diffusa fra i mussulmani indiani, pachistani. Nella medicina tradizionale indiana, il Betel è raccomandata specialmente per i suoi effetti lassativi e carminativi. Le donne asiatiche in gravidanza masticano l’areca nut per prevenire la nausea mattutina.

LEGISLAZIONE
Non sono noti provvedimenti legislativi a carico dell'areca-nut o dei suoi principi attivi.

FARMACO-TOSSICOLOGICHE
La maggior parte delle proprietà farmaco-tossicologiche della noce di betel sono da attribuire all’arecolina, il principale alcaloide dell’Areca catechu.
L’arecolina è in grado di interagire sia con i recettori muscarinici sia con quelli nicotinici, producendo effetti colino-mimetici che si manifestano con bradicardia, ipotensione, broncospasmo, miosi, incremento del tono muscolare ed incremento delle secrezioni salivare, gastrica, pancreatica, bronchiale e lacrimale.

EFFETTI AVVERSI
L’assunzione di betel nut è stata associata allo sviluppo di patologie cardiovascolari. Livelli elevati di omocisteina, sono stati osservati nei masticatori abituali di noci di betel. L’uso di betel nut può causare tachicardia ed aumento della pressione sanguigna. Oltre la metà degli utilizzatori cronici di tale droga dichiara di avere palpitazioni. La durata degli effetti è maggiore nei nuovi consumatori rispetto ai consumatori abituali: ciò fa ipotizzare il possibile sviluppo di tolleranza verso questi effetti in seguito ad assunzione ripetuta. L’uso cronico di noci di betel può causare la deplezione di vitamina B12 e lo sviluppo di diabete non-insulino dipendente.
L'assunzione può causare irritazioni e crampi intestinali e somministrata per via orale, può provocare l'insorgenza di nausea e vomito.
La bocca dei soggetti che masticano continuamente betel nut si macchiano rapidamente assumendo un colore variabile dal rosso al marrone. I masticatori di Betel dichiarano infine di provare sensazioni di calore; in effetti è stato possibile registrare un aumento della temperatura del viso di 0,5-2°C nel momento in cui viene masticato il Betel.

DIPENDENZA E TOLLERANZA
In seguito all’uso cronico di Betel si sviluppa una tolleranza molto simile a quella che si ha con le sigarette. Inoltre, le persone che smettono di assumere il Betel possono manifestare episodi di psicosi tossiche reversibili caratterizzate da allucinazioni e da idee maniacali. Altri sintomi sono: alterazione dell'umore, perdita della concentrazione, disturbi del sonno ed incremento dell'appetito.

CANCEROGENICITÀ
Negli utilizzatori abituali di Betel nut si manifesta il cancro della bocca. Gli estratti acquosi ed acetici di Betel sono in grado di indurre cancro all’esofago, alla laringe e tumori gastrointestinali. Questi estratti sono in grado di provocare rotture del DNA.

TERATOGENICITÀ
Non sono disponibili dati di teratogenicità sugli esseri umani.

EFFETTI IN GRAVIDANZA
L’areca possiede un potenziale genotossico, mitogenico e clastogenico soprattutto quando combinata con il tabacco. L’arecolina è in grado di attraversare la placenta. L’analisi dei meconi di 32 neonati, figli di madri asiatiche che avevano assunto betel nut durante la gravidanza, ha rivelato la presenza di arecolina in 6 di questi bambini in un range di concentrazione variabile. Alcuni di questi bambini presentavano alla nascita basso peso, ipotonia, ritardo di crescità uterina e uno di loro mostrò una sindrome di astinenza neonatale attribuibile all'arecolina.

INTERAZIONI FARMACOLOGICHE
L’arecolina può antagonizzare l’effetto ansiolitico delle benzodiazepine. Interazioni farmacologiche possono manifestarsi in particolare con:
• antidepressivi: riduzione dell'attività antidepressiva;
• amantadina, fenotiazione, olanzapina, molindone, loxapina, aloperidolo: aumento dell'incidenza di effetti extrapiramidali;
• anticolinergici: riduzione dell'efficacia farmacologica.

FARMACO-TOSSICOLOGICHE
Il composto infatti è un potente agonista dei recettori kappa per gli oppioidi, la cui stimolazione sembra essere correlata agli effetti psicotropi associati al consumo di estratti di Salvia divinorum. Nella medicina popolare, assunta a bassi dosaggi, la Salvia divinorum è stata utilizzata come tonico e come forma di panacea, vero e proprio medicamento al quale sono state attribuite proprietà magiche. Gli infusi di più grandi quantità della pianta invece, agiscono da allucinogeni. Un’altra potenziale applicazione terapeutica della Salvinorina A potrebbe riguardare il trattamento di patologie caratterizzate da disturbi della percezione, quali schizofrenia, disturbi bipolari e malattia di Alzheimer.

EFFETTI AVVERSI
Tali effetti comprendono: depressione, schizofrenia e flashback negativi. Sono stati anche riportati fenomeni, soggettivi e non, quali: nausea, incoordinazione motoria, vertigini, riduzione della frequenza cardiaca e sensazioni di freddo.

Nome: Trichocereus peruvianus
Famiglia: Cactaceae
Genere: Trichocereus
Specie: Trichocereus peruvianus
Sinonimi: Torcia peruviana
Provenienza: Perù, sul versante Ovest delle Ande, ad un’altitudine di circa 2000 metri
Principio attivo: mescalina, 3-metossitiramina, 3,4-dimetossifenetilammina, tiramina

Di Trichocereus appartengono circa 40 specie di piante diverse. Tra cui Trichocereus peruvianus.
Nel Trichocereus peruvianus sono state trovate anche tracce di tiramina (0,0085%) e 3-metossitiramina. Secondo alcuni autori, tra le varie specie di Trichocereus è possibile riconoscere in linea di massima quelli che possono contenere mescalina in funzione della struttura della pianta adulta: in linea generale i cactus dalla classica forma “a candelabro”, possiedono mescalina, quelli
dalla forma colonnare, no. La mescalina appartiene alla famiglia di composti conosciuti con il nome di fenetilammine: ciò la rende strutturalmente piuttosto diversa dalle altre droghe psichedeliche cosiddette “maggiori” quali l’LSD, la psilocibina, la dimetiltriptamide. La mescalina si assume per via orale. La forma venduta illegalmente 9 volte su 10 è generalmente ottenuta con l’estrazione
del principio attivo dal cactus e si può presentare sottoforma di polvere, liquido o cristalli.
USO STORICO
Nell’America meridionale è presente un antico culto legato ad un cactus allucinogeno di grandi dimensioni, il Trichocereus pachanoi. Non è chiaro se i popoli indios abbiano tradizionalmente utilizzato il Trichocereus peruvianus al pari del più conosciuto Trichocereus pachanoi.
USO ATTUALE
Il consumo attuale del Trichocereus avviene soprattutto in ambito ricreazionale dove viene ricercato da coloro che desiderano sperimentare sostanze allucinogene legali. Viene venduto in Internet anche sottoforma di semi da far germinare in casa per ottenere la pianta adulta.
LEGISLAZIONE
In Italia il più famoso cactus “peyote” è definito una sostanza stupefacenti e psicotrope.
In Svizzera la mescalina è classificata tra le sostanze stupefacenti vietate.
Negli Stati Uniti il cactus San Pedro e gli altri cactus del genere Trichocereus contenenti mescalina non sono sottoposti a restrizioni. In molti altri paesi la detenzione e la commercializzazione del Trichocereus pachanoi non sono proibite, sebbene la loro commercializzazione in porzioni essiccate o l’estrazione di mescalina a partire dalla pianta siano perseguibili.
FARMACO-TOSSICOLOGICHE
Il principale componente dei funghi allucinogeni appartenenti al genere Trichocereus è la mescalina. Alla dose di 350 mg, i primi effetti della mescalina si manifestano dopo circa 30 minuti dall’assunzione con nausea e vomito occasionalmente accompagnati da diarrea. Durante questa fase è possibile inoltre osservare tachicardia, palpitazioni, aumento della pressione arteriosa, respiro affannoso, midriasi e visione offuscata. Successivamente, dopo un’ora dall’assunzione, si palesano effetti di tipo psicotomimetico che si manifestano con allucinazioni visive e uditive, ansia, alterazioni della percezione sensoriale, tattile e spazio-temporale. A livello sensoriale
l’individuo manifesta una forte empatia nei confronti di oggetti inanimati o degli esseri viventi.
Più raramente possono insorgere tendenze suicide, paura, comportamenti violenti e paranoie. In alcuni casi sono stati segnalati anche episodi di flashback .
EFFETTI AVVERSI
L’assunzione di droghe contenenti mescalina raramente risulta letale. La concentrazione plasmatica e quella urinaria di mescalina sono risultate rispettivamente pari a 0,48 g/ml e 61 g/ml. La sindrome di Mallory-Weiss è stata determinata probabilmente dal vomito profuso indotto dalla mescalina. L’uso della mescalina è stato anche associato all’insorgenza di psicosi persistenti, ansia e depressione.
DIPENDENZA E TOLLERANZA
La mescalina è associata a altre droghe; può condurre a fenomeni di dipendenza e tolleranza. Nel caso specifico, la tolleranza tende comunque a regredire rapidamente entro un paio di giorni dalla sospensione dell’assunzione.
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE
La mescalina associata ad alcol o metadone può causare convulsioni, coma, rabdomiolisi e insufficienza renale.

CONCLUSIONI
Sempre più convinti che queste droghe “naturali” siano innoque, molti giovani comincino a farne uso, provocando gravi danni fisici e celebrali al proprio organismo. Non essendoci leggi vere e proprie che regolano il consumo di quest’ultime, l’unico modo per contrastare queste droghe, sarebbe a mio avviso quello di far conoscere ai ragazzi tutte le controindicazioni anche attraverso incontri organizzati nelle scuole. L’unica droga davvero naturale è l’amare il proprio corpo non inquinandolo con le “smart drugs”.


Alessia De Nicola 3°C. Economo Dietista

Tratto da:
www.dronet.org/sostanze/sos_pdf/Smart_Drugs_ISS.pdf
 (Dipartimento del Farmaco Istituto Superiore di Sanità - Roma)

 


Commenti

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